Almanacco libroso dell’ 11 Maggio

L’ almanacco libroso del giorno è dedicato a Eva Menasse che nasce a Vienna l’ 11 Maggio 1970.


Studia da Germanista, lavora principalmente come giornalista.

Vincitrice di numerosi premi europei è poco conosciuta in Italia.

Io l’ho scoperta per caso, quando ho trovato il suo libro d’esordio “Tutto il resto è di primaria importanza” su una bancarella a Roma.

Attirata dalla trama che narra la storia di una famiglia catto-ebraica dagli anni in una Vienna che sta per essere sconvolta dalla guerra, l’ho letto con molto piacere.

Non un capolavoro ma un romanzo gradevole e una storia interessante.


Però non mi ha spinto ad acquistare altri romanzi della stessa autrice.

Pubblicità

M. Alberti – L’invitato

“Ci si poteva veramente innamorare in ogni città del mondo? E se la risposta era certa, allora, dove si trovava lei adesso? Era forse seduta al parco a osservare i meravigliosi colori della primavera? Oppure se ne stava nascosta sotto uno di quei tetti, a leggere un libro ignara della mia esistenza?”

M. Alberti – L’invitato

A cavallo tra la fine dello scorso e l’inizio di quest’anno ho avuto il piacere di leggere L’Invitato, scritto da Massimiliano Alberti ed edito da Infinito Edizioni.
Ed è stato davvero un bel modo di iniziare il mio 2020 libresco.

La trama è apparentemente semplice: tre amici triestini, che vivono un’amicizia simbiotica come forse solo gli uomini sanno fare, prendono strade diverse e finiscono per separarsi. Si riuniranno a Vienna, dove uno dei tre ha aperto una galleria dedicata alla Pop Art e li vuole a lavorare al suo fianco. Ovviamente non andrà tutto liscio, anzi … L’Invitato è un romanzo che esplora e descrive bene le dinamiche amicali, che cosa accade quando tre caratteri e tre personalità diverse finiscono per confrontarsi e per scontrarsi.


La caratterizzazione dei personaggi è ottima e le dinamiche e i dialoghi sono sempre interessanti e pieni di spunti di riflessione.
C’è però da dire che non sono riuscita a empatizzare con nessuno dei protagonisti che ho trovato, a modo loro, tutti antipatici.
Ma questo non è necessariamente un male …


È anche un libro introspettivo, uno dei personaggi, Leo, si trova a fare i conti con quel senso di confusione, di insoddisfazione per la quotidianità e sulla possibilità e l’impatto che il trasferimento in una realtà diversa, più grande e cosmopolita possa avere avere sulla sua vita.


Ma la vera forza di questo romanzo è, secondo me, la scrittura.
Una prosa morbida, casta e delicata.
Un lavoro minuzioso sulla scelta dei termini più adatti da adoperare.
E, soprattutto, l’attenzione estrema ai dettagli e ai particolari. Lo stile così descrittivo, quasi teatrale, ti permette di entrare davvero nella storia.